Intervista radiofonica rilasciata in occasione di un concerto all'Alpheus di Roma del giugno '92 trasmessa da radio rock


D=intervistatore R= Federico

D-... finita l'epoca delle minestre che sanno di piatto e detersivo, forza e valore bastano poi per sfuggire alla sorte delle balene?

R- La mia speranza è si, la mia storia è questo.

D- Tutto questo nel momento in cui un certo discorso propedeutico-musicale che ha caratterizzato la scena musicale italiana degli anni ottanta, sto parlando di Italian Records, di IRA di cose che poi sono sfumate oggi negli anni novanta, il fatto che tutto questo si sia esaurito non ti rende solo anche guardando il fatto che insieme a queste etichette le altre bands non ci siano più e quelle che rimangono si chiamano Litfiba con tutti i pregi, pochi, e difetti, tanti, di una loro scelta ultima.

R- No, non mi sento solo perché ho sempre fondato su me stesso le mie fortune. Mi sentirei più solo se avessi affidato ad altri le cose che ho preferito gestire da me.

D- In tempi diversi tu hai dato vita a quest'anima punk o quantomeno a quest'anima "rivoluzionaria". Oggi ti cimenti con classici della canzone melodica italiana come "Io ho in mente te" , "Una carezza in un pugno" e così via, cosa c'è in questo, solo divertimento?

R- Si sono esperienze atipiche e molto riferite al tempo in cui furono eseguite. "Io ho in mente te" la facemmo perché volevamo festeggiare il nostro quinquennale di attività. "Una carezza in un pugno" ci serviva per tirare un pò il fiato tra un pezzo tirato e l' altro quindi era una cosa un pò estemporanea. A me piace molto la grande musica italiana d'autore. I miei preferiti sono Paolo Conte, De Gregori e De André per cui è normale che ami un certo tipo di melodia intelligente come secondo me era quella in queste due canzoni che abbiamo fatto e che tra i miei ascolti preferiti ci siano proprio questi grandi cantanti.

D- Quindi non hai ceduto all'Italia dell'elettrodomestico a rate e delle balere estive?

R-No, è la musica che mi piace. Io nella musica cerco spontaneità, emozioni, l'approccio in questo modo per cui le cose che mi catturano sono quelle che hanno dei contenuti e delle emozioni. Da un certo punto di vista è penalizzante perché quello che va oggi, basta vedere le classifiche di vendita, è esattamente l'opposto. Io sono così e vado avanti per la mia strada.

D- La tua formula artistica viene resa viva da tre fasi: quella della musica, quella poetica con le tue liriche e quella più recente del video(anche se non tanto visto che risale a "Siberia" cioè agli albori), da queste tre parti escono le tre anime dei Diaframma, quella romantica, quella rivoluzionaria, quella di maudit. Quale ti appartiene di più, oppure se identifichi ognuna di queste fasi...

R- Tutte e tre mi stanno bene. La musica del resto non è una cosa soltanto, sono tutte le emozioni che hai, quello che sei. Penso che queste tre cose coesistono, sono quello che faccio senza che ci sia una prevalenza dell'una o dell' altra cosa. Le tre cose stanno bene assieme.

D- In tempi recenti, aldilà dei due dischi pubblicati di cui uno era una raccolta rivisitata da te in prima persona con la Ricordi, secondo me hai realizzato una delle cose più belle dei Diaframma che è l' EP "Gennaio". È una cosa che io ho detto, presentandolo in radio, mi fa piangere in senso emotivo. Forse perché era quello che Federico Fiumani dopo tanti anni aspettava di poter fare e non aveva fatto?

R- È proprio così. ed in particolare la canzone "Gennaio" è un urlo liberatorio anche perché avvenne in un periodo particolarmente difficile e quindi è stata una rinascita artistica e anche personale, un grande entusiasmo che prima non avevo.

D- Sei d'accordo con chi dice che "Boxe" sia stato il più brutto album dei Diaframma?

R- Si forse. Però penso anche che ci fossero delle belle canzoni come "Adoro guardarti", "Caldo" e anche altre per cui è difficile giudicare. Quello che fai è sempre una parte di te che ti appartiene, diciamo però che forse mi piace meno.

D- Anche su questo la vediamo alla stessa maniera. Di che squadra sei?

R- Napoli.

D-Abbiamo fatto un piccolo referendum e tutti pensavano fossi della Juve.

R- No, assolutamente. Napoli.

D- Chi è Marta che ricorre nei tuoi sogni musicali e in quelli di Nicola Vannini?

R-Soltanto nei miei, Marta la conosco soltanto io.

D- Sei sicuro? Eppure noi sappiamo che Nicola Vannini ha solcato le sue liriche su questa Marta attraverso alcune cose che ha realizzato poi da solo. Carta canta come si suol dire...

R- Sarà un'altra Marta...

D- Cosa ne pensi della scena musicale di Firenze? Questa è un'altra cosa che ti hanno chiesto in molti ma che a noi interessa avendo un ottica di Roma sicuramente diversa.

R- Ci sono molti gruppi che suonano, ma le personalità stentano a venir fuori cosa che per me è la cosa più importante in assoluto. Puoi avere una buona tecnica ma la tecnica è un mezzo non un fine, vuol dire molte cose però la personalita che ti spinge su un palco a proporti non la vedo nei nuovi gruppi. Forse perché mancano quei fuochi che hanno spinto le prime band italiane negli anni ottanta. Forse è un fatto di ciclo, non c'è quello spirito pioneristico che avevamo noi all' inzio e altri gruppi come Litfiba, Neon....

D- Pensi ancora che i tuoi amici siano un mucchio di stronzi?

R- Erano i suoi di amici, non i miei. Non sarebbero amici altrimenti, la canzone lo dice espicitamente.

D- Hai ragione, forse si tratta di un refuso nel testo...per chi hai votato alle ultime elezioni?

R- Sinistra.