Intervista alla trasmissione Planet Rock di RadioRai del 1996. In studio Rupert e Paolo Gironi (PR).

PR: parleremo del disco nuovo però prima volevo chiederti, Federico, di presentarti, soprattutto per gli ascoltatori più giovani che non conoscono le prime cose importanti dei Diaframma, dire perché e come hai cominciato a fare il musicista e qual'era la scena di quegli anni, cosa rappresentava Firenze, eccetera.
FF: abbiamo cominciato ai tempi del liceo soprattutto perchè veniva fuori il punk e si scopriva che senza una grande preparazione tecnica si poteva essere ascoltati, fare dei concerti, socializzare, divertirsi. E poi l'avventura del musicista mi ha sempre appassionato. Gli inizi sono stati questi, influenzati dal punk, facevamo covers di gruppi storici come Sex Pistols e molti altri. Dopo l'accordo con l'Italian Records, che era un'etichetta storica del periodo, facemmo il primo 45 e i primi concerti fuori Firenze. In seguito l'avvento della neonata etichetta IRA ci ha permesso di essere conosciuti a livello nazionale ed anche europeo insieme ad altri gruppi come Moda, Litfiba, Underground Life. Il resto è storia più o meno di questi giorni.
PR: c'era anche una sfumatura dark nella vostra musica inizialmente, soprattutto nel primo disco "Siberia".
FF: sicuramente. Ma anche quella era una sorta di pigrizia perchè anche il dark era facile da suonare, basta sentire i Joy Division.
PR: probabilmente anche l'immagine che aveva il dark era molto affascinante.
FF: sì, l'esistenzialismo e cose del genere influenzarono un po' tutti.
PR: poi il secondo disco fu "Tre volte lacrime", un disco molto particolare, stupì molte persone. Come nacque l'idea di quel disco?
FF: quel disco è stato per me l'inizio di cominciare a pensare a fare il musicista seriamente e come lo volevo fare, nel senso che, finalmente libero da certe influenze anche dark, ho cominciato a fare la musica che mi piaceva veramente. E' un disco che tuttora mi piace molto, da lì è nata anche la nuova avventura della seconda fase dei Diaframma.
PR: poi, dopo "Boxe" dell'88 , c'è "Gennaio" in cui tu cominci a cantare. E' stata difficile la scelta di passare direttamente al microfono?
FF: no, assolutamente, c'era la voglia di rischiare, mettersi in proprio e vedere cosa succedeva.
PR: cosa ti ha spinto a non mollare durante tutti questi anni quando tanti altri musicisti, soprattutto di quella scena, hanno gettato la spugna?
FF: mi ha spinto. boh! questa è una domanda difficile.
PR: diciamo che sei un tipo caparbio, orgoglioso.
FF: sì , questo sicuramente. E poi perchè mi piace questo mestiere, mi piace fare musica e ho ancora la speranza di essere ascoltato e amato da molte persone.
PR: come ti rapporti coi tuoi dischi vecchi,li ascolti ancora con piacere?
FF: sì , a periodi. Se ogni tanto ne ho voglia li sento.
PR: e con questo disco nuovo "Sesso e Violenza"?
FF: io ho cercato di fare del mio meglio. Questo è quello che so fare adesso.
PR: ma perchè hai deciso di conservare il marchio Diaframma?
FF: essenzialmente perchè era conosciuto e questo mi permetteva di non rischiare l'anonimato. E' come una coperta: a volte ti serve, altre volte la vorresti togliere. Prima o poi penso che mi chiamerò Federico Fiumani però, per adesso, dal vivo suono col gruppo e quindi la definizione esatta è: un progetto solista dove però alla fine operiamo in cinque.
PR: la vicenda discografica dei Diaframma è segnata da vari passaggi di etichetta. Come mai? E' stato un caso o c'è un rapporto turbolento con esse?
FF: entrambe le cose. Però alla fine quello che conta è che ci sia io con la mia musica.