Recensione tratta dal sito Mescalina Musica e scritta da Andrea Salvi
"DIAFRAMMA - Sassolini sul fondo del fiume"
Nella carriera di ogni artista esistono registrazioni che rimangono, a prescindere dalla sua volontà, come sedimentate sul fondale del proprio fare musica, frammenti abbandonati in una sorta di limbo che impone un lungo stand by della memoria. Il recupero di questi reperti è un fatto assai raro, soprattutto quando avviene in barba a qualunque legge di mercato, che tutt’al più impone una speculazione solamente in seguito alla scomparsa dei loro autori, mentre rimangono pochissime le eccezioni in cui il recupero viene effettuato prima di questa.
È il caso di “Sassolini sul fondo del fiume”.
I Diaframma ci hanno da sempre abituati a periodiche operazioni di recupero e rilettura della loro produzione inedita (Vedi gli album “Live & unreleased” e “Canzoni perdute”), ad uso e consumo del feticismo che i fans più accaniti nutrono nei confronti della creatura di Federico Fiumani. Che questo ennesimo capitolo parallelo alla discografia ufficiale del gruppo sia da ritenersi proprio un omaggio all’entusiasmo dei suoi più affezionati sostenitori, accresciuto dopo l’attesa reunion con Miro Sassolini, la storica voce del gruppo fiorentino, celebrata lo scorso febbraio per una sola data, è da ritenersi più che una certezza.
Come emblematicamente indica il titolo (un po’ scontato tuttavia è il gioco di parole), l’album raccoglie una selezione di materiale d’archivio rigorosamente inedito, brani che rappresentano una fetta abbastanza significativa del repertorio originariamente cantato da Fiumani che qui viene però reinterpretato dal vecchio compagno.
Ad eccezione di “Effetto notte”, brano che viene proposto in un’incendiaria versione live che fotografa con una nitidezza impressionante i contorni del fenomeno new wave in Italia di cui, se ci fosse ancora bisogno di sottolinearlo, i Diaframma all’epoca hanno indiscutibilmente rappresentato il vertice assoluto, le restanti 13 tracce provengono da tre diverse sessions di registrazione.
Tutte versioni demo, le accomuna una qualità di registrazione molto bassa, che in alcuni tratti può risultare piuttosto fastidiosa per le orecchie più sensibili. Non per questo il livello artistico è da ritenersi scadente, anzi. L’immediatezza dei brani è incredibilmente efficace, basti l’ascolto dell’illuminante versione di “Caldo”, datata 1987, che da sola basterebbe per farci comprendere di quale entità sia stata per una certo modello di canzone italiana la perdita di un interprete di razza quale Miro Sassolini, che proprio quell’anno abbandonerà il gruppo. L’arrangiamento è molto diverso rispetto alla versione ufficiale, privilegiandone la tensione e per certi versi la drammaticità dell’atmosfera. Una vocalità enfatica, potente e dall’innegabile carica carismatica riesce con naturalezza a destreggiarsi attraverso liriche altrimenti di difficile restituzione.
Le successive “Grande o infinito” e “In perfetta solitudine”, risultano qui ancora in fase embrionale, infatti vedranno la luce nella versione definitiva solamente 4 anni più tardi, dopo numerose modifiche sia sui testi che sugli arrangiamenti.
Delle seguenti colpiscono “Speranza”, “Un giorno balordo”, “Anima sensibile”, una stupenda “Le navi del porto” a due voci, ma qui siamo già nella seconda trance di registrazioni risalenti al 1998, in cui ritroviamo i due ex compagni al lavoro su quello che sarebbe dovuto essere l’album della riunificazione, che purtroppo non vide mai la luce.
Meritano una parentesi a parte le due tracce targate 1989 dei Van Der Bosch, misconosciuto gruppo che vede sempre Sassolini alla voce dopo la fuoriuscita dai Diaframma. Piacevolmente rockettare ed enfatiche, di queste colpisce ancora e soprattutto la voce, di razza, capace di imporsi e sorprendere grazie ad una vera propria iniezione di vigore senza pari.
Conclude il quadro la versione demo di “Amsterdam” con i Litfiba (correva l’anno 1985…) , che ci restituisce fedelmente l’emozione del confronto diretto di due formazioni all’apice dell’ispirazione.
Definire un prodotto simile non risulta facile. Un tributo ad un grande interprete, ad un’epoca di grandi speranze per il rock italiano, ad un’amicizia tra due grandi artisti.
Nonostante il Fiume scorra impetuoso, alcuni Sassolini persistono sul suo fondo a suggerirne la direzione, le speranze, la meta.
Andrea Salvi