Recensione tratta da Fare musica n.140 Gennaio 1993
DIAFRAMMA Siberia+2
di Marco Ulivieri
Fuori sta nevicando, un po' come nel quadro riprodotto in copertina della ristampa su CD dell'album d'esordio della band fiorentina. Era il 1984 e a pochi mesi di distanza sarebbe uscito "Desaparecido" dei Litfiba: abbastanza per dichiarare nata la new-wave italiana.
A otto anni di distanza questa ristampa serve a ricordare come sono nati i Diaframma, con il solo insegnamento di un chitarrismo minimalista, perfettamente teorizzato in "Ceremony" dei Joy Division, della quale esiste una cover dei Diaframma.
Per "Siberia" Fiumani aveva raccolto intorno a sé Miro Sassolini ed una sezione ritmica costituita da Gianni e Leandro Cicchi.
Per la prima volta viene dimostrato come il cantato in italiano possa inserirsi nelle strutture tipiche del rock. Mi si sentono forzature nella metrica e i testi sono tutti da ricordare. C'è "Siberia", "Amsterdam", "Neogrigio" con i suoi arpeggi sulle corde vuote, e in più le due extra tracks, " Elena" e "Ultimo Boulevard".
Stessa copia della rivista, nella rubrica Top Box:
DIAFRAMMA: Anni luce
Poesia diretta, parole sognanti, ma determinate; un urlo contro la banalità, che ha il pregio di mettere in primopiano i sentimenti, i dubbi e le emozioni del quotidiano.
(Ballerini)