Recensione tratta da Mucchio Selvaggio n0359 del 6/7/99 di Federico Guglielmi
Diaframma "Boxe"
Se questa recensione dovesse avere un titolo, il più appropriato sarebbe
"l'anello mancante": "Boxe" era infatti l'unico album dei Diaframma non
ancora riedito in compact, con disappunto di quanti - accostatisi alla band in
tempi recenti - sembravano condannati ad affrontare grandi fatiche e ingenti
spese per entrare in possesso di una delle ormai rare copie in vinile.
Pubblicato in origine nel 1988, questo terzo vero lp della formazione
fiorentina è stato l'ultimo ad avvalersi delle prestazioni di Miro
Sassolini, che con la sua voce profonda e carica di inquieta emotività aveva
caratterizzato i precedenti "Siberia" e "3 volte lacrime", e
anche il primo,
almeno per quanto riguarda il brano "Caldo", nel quale Federico Fiumani
si è presentato anche nei panni del cantante, anticipando la svolta di
lì a poco verificatasi con l'ep "Gennaio". Al di là del
suo valore storico, oltretutto
accentuato dal recupero di quattro inedite out-takes qui presenti in acerbe
ma vitali versioni demo, il cd merita encomio soprattutto per le doti musicali,
evidentissime sia quando il gruppo sceglie la strada del rock'n'roll spigoloso
ma melodico ("Adoro guardarti", "L'altra parte di me" o
"Aspettando te"), sia quando
predilige le ballate avvolgenti ("Dottoressa", "Caldo") e sia
quando si mantiene
in equilibrio tra le due tendenze ( valga come esempio la splendida "Godi
amore").
Ancora legato al cupo post-punk degli esordi, ma già ampiamente proteso
verso
gli scenari più luminosi del rock d'autore a 360 gradi, Boxe è un
tassello
chiave nella storia dei Diaframma. Ancora toccante ed attuale, nonostante una
qualità tecnica certo non esaltata dai limiti economici dell'autoproduzione.