Recensione tratta dal mensile Rockerilla aprile 1995 di Andrea Dani

"DIAFRAMMA Non é tardi"


Ogni opera di Federico Fiumani sorprende sempre per intensitá emozionale, spregiudicatezza compositiva e canora, anima sonora ed estrema credibilitá: successe per l'equilibrio di atmosfere di "Anni luce", per il sogno di "Il ritorno dei desideri", per il "Confidenziale" ritratto d'artista con chitarra e maggior ragione, accade oggi nell'ascoltare "Non é tardi", che potremmo definire come un ritorno di fiamma nel senso più 'rock' del Diaframma-sound. Il disco é aspro e inquieto, schizofrenia, contrasti dinamici, scissione tra ferocia degli attacchi elettrici e parentesi 'emozionali' intimistiche ne sono le strutture portanti, accanto ad uan messa in luce piuttosto evidente del lavoro chitarristico: assoli molto numerosi, sgranati riffs distorti su ritmi serrati, esplosioni di epico fragore saturo ed i soliti, immancabili, suoni 'fenderiani' puliti, stile Mustang o Jazz-master. La sensazione di bruciante ed estremo, ma anche ironico e disincantato autobiografismo che attraversa la composizione di Fiumani, trova posto in una larga maggioranza di brani rocciosi di rock elettrico e distorto, naturalmente giocato sul contrasto con parentesi meditative di apparente quiete: é il caso di "Vedessi che febbre", fendente abrasivo tra pause 'liriche' ed improvvise partenze 'core', sino ad un bridge sinfonico-spaziale e ad un ritornello epico; od ancora la forte e doppia opposizione di "Stai lontano da me", rabbia e sarcasmo, 'pagliacci' leoncavallini e deflagrazioni rock; "Che voce é mai questa", sorta di ipotetica risposta definitiva alla mai sopita polemica sul 'cambio' dui voce nel gruppo; "Non sempre riesce", mid-tiime articolato e ruvido, con assolo; infine il funky-noise di "Fantasmi di giorno", o le chitarre rotolanti di "Ma finitela". Fanno eccezione alla tendenza generale alcune ballate (pur sempre elettriche), momenti in cui la rabbia od il grido sono mediati da un motivo 'contemplativo', sia esso la perfetta pop-song d'amore ("Fiore non sentirti sola"), l'esilitá della noia ("Di domenica") o una ipotetica 'saggezza' di padre ("Paternitá").
Il gioco di aspri contrasti di "Non é tardi", la sua marcata dimensione 'rock', lo spazio che in esso é dedicato al 'suono' (la traccia conclusiva é strumentale), la summa chitarristica 'fiumaniana' che é messa in mostra con risultati lusinghieri: ogni cosa contribuisce a riempire il disco di innumerevoli anime, di molteplici spinte, fino a giungere ad una intensitá, emozionale ed esistenziale, come sempre immensa. D'altra parte, dopo le accuse di 'cantautorato' e 'poesia' di "Confidenziale", era davvero necessaria una scossa di ottimo e nerboruto rock, questo davvero 'd'autore'.