Recensione tratta da Rockerilla del gennaio 2000 di Andrea Dani

Diaframma "Coraggio da vendere"


Un paio di brani nel nuovo disco dei Diaframma da solo vale l'attenzione all'ennesimo capitolo della saga creativa privata e idiosincratica di Federico Fiumani: e sono episodi che sbocciano verso la fine dell'ascolto, a partire da "Piccola ladra",passando per un finale in crescendo tra "Indubitabile","Nessuno vive con me",la title-track "Coraggio da vendere" e le conclusive "Avevo tutto" e "Il ritorno di Tom Verlaine"....alla fine è così, da un paio diventano buona parte del disco, un progressivo decollare verso il mondo di storie tronche, di parole troppe, di rabbie e furie, delicate paranoie e teatrali motteggi. Federico Fiumani sa scrivere canzoni, ed ogni disco, migliore o peggiore del precedente, più ricco di melodie ed efficacia strumentale o più adagiato sul canto dei propri miti personali, più ostico alla comprensione o più facile, è un disco ricco di sorprese, e se queste non decollano subito, come accade in questo "Coraggio da vendere", raggiungono ed aggiungono presto altri motivi per far sì che ci si domandi ogni volta la ragione della minore "brand-knowledge" del nostro rispetto ad altri protagonisti del cantar italico. Dall'opening track sino a "Specchio delle mie brame" si cerca di riprendere il tono musicale e lirico che nel disco precedente sembrava essersi arrestato in una faticosa sintesi,da "Piccola ladra" in poi Fiumani torna visionario e coraggioso nel concedersi folli pastiche strumentali e taglienti accenti d'intimismo cantautoriale("Indubitabile" ) sfoderando acustiche presenze dall'ottimo equilibrio,per concludere il disco con uno strumentale che ci ricorda quanto originale sia sempre stato il suo approccio chitarristico "fendermustanghiano". "Coraggio da vendere" è il disco di un autore dalla personalità forte, e quindi dall'impronta chiara, non bisogna cercarvi le coordinate estetiche vincenti dell'espressione rock contemporaneo, e neppure le rivelazioni del prossimo trend: è sufficiente sedersi ed ascoltare con le orecchie collegate al cervello e, sopratutto, al cuore, e godere dell'arte personalissima ed introversa di allineare drammi e chitarre.