Diaframma - SIBERIA
tratta dalla rivista Indie gennaio 1984
Scritto da Mirco Salvadori
Sicuramente e' un ottimo periodo per
la produzione discografica
italiana. Ogni volta che si presenta
l'occasione di ascoltare del
vinile targato Italia, al piacere dell'ascolto
si unisce l'interesse
per cose notevoli usl piano qualitativo.
Solitamente si puo' dire
che le belle cose durano poco, nel
caso dei Diaframma il sogno
continua. I quattro di Firenze continuano
a turbare i nostri sogni
con qualcosa di inquietante, angoscioso, affascinante
e solitario come
puo' essere una fredda distesa di
neve. "Siberia" e' il primo 33
giri dei Diaframma, un album che sancisce
il primato assoluto di
questa band nel saper creare emozioni, abbinando
alla formula
musicale ormai collaudata con i lavori
precedenti, dei testi che
si possono tranquillamente definire poesie.
Gli artefici di tutto cio': Federico
Fiumani, autore della musica e
dei testi (ogni commento mi sembra superfluo),
Gianni Cicchi: ottimo
basso, Miro Sassolini la voce che, strano
ma vero, riesce a
tradurre perfettamente in italiano delle
emozioni che solitamente
sono relegate alla lingua inglese; non
per niente trovo i
Diafarmma uno dei pochi gruppi italiani
che non risulta
"fastidioso" da ascoltare in "italiano".
Non e' mia intenzione recensire brano
per brano. Trovo piu'
interessante e bello "scoprire" da soli
cosa puo' contenere un LP
del genere. Posso soffermarmi di fronte
a canzoni come "Impronte".
"Per ogni cosa che ci divide resta
soltanto qualche segno
sbiadito sul muro...", la fine di un
rapporto tra due persone
sembra una costante nelle liriche di
Federico, niente speranza, solo
dolore e il ricordo che dura lo
spazio del "lampo intravisto
oltre i vetri del treno". E' un
continuo avvicendarsi di
amore-odio, di avversione e fascinazione per
qualcosa che vive nel
buio, nell'oscurita' di una "notte che
respira".